Ad annunciarlo è stato la stessa Banca Centrale di Mosca: le riserve auree ufficiali della Federazione Russa sono aumentate nel corso di appena un mese, quello di agosto per l’esattezza, di ben un milione di once (più di 31 tonnellate) arrivando a quota 42,4 milioni di once (poco sotto le 1.319 tonnellate complessive).
Il mercato dell’oro londinese ha origini antiche, addirittura nel XVII secolo quando Moses Mocatta si trasferì da Amsterdam nella capitale inglese per organizzare, per primo, una vera e propria “piazza di contrattazione” del metallo prezioso. Oggi, a distanza di oltre tre secoli e mezzo, Londra è ancora sotto i riflettori a motivo di un dibattito che sta animando l’ambiente degli analisti e dei blogger di settore di tutto il mondo.
Con questo efficace titolo Alasdair Macleod, dalle pagine del portale “GoldEagle” (leggi qui il testo completo), sviluppa un’interessante serie di riflessioni a metà tra l’analisi macro economica e l’approfondimento storico ed antropologico nel quale l’oro – “sconfessato da keynesiani e monetaristi come effettivo mezzo di scambio/pagamento”, scrive l’autore – si rivela in tutta la sua importanza anche nel pieno del XXI secolo, in un’epoca dominata da finanza virtuale e bilanci statali sempre sull’orlo del default.
La Svizzera, per antonomasia uno dei “forzieri” della finanza mondiale, è rappresentata sul mercato delle bullion coins da una moneta celeberrima, i 20 franchi coniati nel diametro standard di 21 millimetri, al peso di 6,45 grammi e con finezza di 900 millesimi.
La recente decisione presa dalla Federal Reserve americana di lasciare invariato il costo del denaro ai minimi storici, in presenza di uno scenario di ripresa economica globale ancora non del tutto consolidato, nella settimana appena trascorsa ha spinto l’oro al rialzo fino oltre quota 1.000 euro per oncia.