Settimana poco mossa sul mercato globale del metallo prezioso che ha vissuto tre sedute all’insegna di un lieve ripiegamento per poi mettere a segno, tra la giornata di giovedì e quella di venerdì, un recupero quasi completo rispetto ad inizio periodo. Quotazione finale di venerdì 2 ottobre, in definitiva, pressochè invariata rispetto a quella di lunedì 28 settembre.
La Fed fa sapere che i tassi di interesse, seppure in modo graduale, risaliranno dagli attuali minimi storici, probabilmente già entro la fine del 2015; contemporaneamente, nella settimana tra lunedì 21 e venerdì 25 settembre, l’oro mette a segno un'altra serie di sedute positive che riportano il grammo di metallo prezioso a sfiorare quota 33 euro. Ripercorriamo, dunque, l’ultima settimana di contrattazioni e gli andamenti da un mese e da un anno a questa parte. Da questa settimana introduciamo inoltre alcuni nuovi parametri: le differenze percentuali tra il fixing finale e il minimo e/o il massimo toccati nel periodo, indicative delle oscillazioni compiute dalla quotazione.
Ad annunciarlo è stato la stessa Banca Centrale di Mosca: le riserve auree ufficiali della Federazione Russa sono aumentate nel corso di appena un mese, quello di agosto per l’esattezza, di ben un milione di once (più di 31 tonnellate) arrivando a quota 42,4 milioni di once (poco sotto le 1.319 tonnellate complessive).
Il mercato dell’oro londinese ha origini antiche, addirittura nel XVII secolo quando Moses Mocatta si trasferì da Amsterdam nella capitale inglese per organizzare, per primo, una vera e propria “piazza di contrattazione” del metallo prezioso. Oggi, a distanza di oltre tre secoli e mezzo, Londra è ancora sotto i riflettori a motivo di un dibattito che sta animando l’ambiente degli analisti e dei blogger di settore di tutto il mondo.
Con questo efficace titolo Alasdair Macleod, dalle pagine del portale “GoldEagle” (leggi qui il testo completo), sviluppa un’interessante serie di riflessioni a metà tra l’analisi macro economica e l’approfondimento storico ed antropologico nel quale l’oro – “sconfessato da keynesiani e monetaristi come effettivo mezzo di scambio/pagamento”, scrive l’autore – si rivela in tutta la sua importanza anche nel pieno del XXI secolo, in un’epoca dominata da finanza virtuale e bilanci statali sempre sull’orlo del default.