La Svizzera, per antonomasia uno dei “forzieri” della finanza mondiale, è rappresentata sul mercato delle bullion coins da una moneta celeberrima, i 20 franchi coniati nel diametro standard di 21 millimetri, al peso di 6,45 grammi e con finezza di 900 millesimi.
La recente decisione presa dalla Federal Reserve americana di lasciare invariato il costo del denaro ai minimi storici, in presenza di uno scenario di ripresa economica globale ancora non del tutto consolidato, nella settimana appena trascorsa ha spinto l’oro al rialzo fino oltre quota 1.000 euro per oncia.
L’11 settembre sembra essere una data infausta non solo nella memoria collettiva – a motivo dei ben noti fatti di New York del 2001 – ma anche per il mercato dell’oro che, venerdì scorso, ha messo in archivio una settimana contrassegnata da cinque sedute consecutive di calo del fixing, che hanno limato dalla quotazione del grammo di poco meno di un euro.
Gli organismi comunitari garanti della concorrenza e del mercato starebbero indagando per verificare che non esistano accordi riservati in ragione dei quali si possa parlare di manipolazione del prezzo dei metalli preziosi, oro compreso.
Giugno 2015 è stato letteralmente “un mese d’oro” per le esportazioni di metallo prezioso dalla Gran Bretagna verso la Repubblica Popolare Cinese: secondo i dati diramati da Eurostat, infatti, il Regno Unito - che trasferisce lingotti direttamente nel gigante asiatico solo a partire da aprile 2014 - attraverso la piazza di Hong Kong ha fatto transitare ben 32,4 tonnellate d’oro con una crescita del 6,6% su base mensile e addirittura con un incremento del 116% rispetto allo stesso mese del 2015.