Era dal lontano 2009, in piena crisi finanziaria internazionale, che la Repubblica Popolare Cinese non diramava ufficialmente cifre relative alle proprie riserve auree statali. Non poca è stata, perciò, la sorpresa quando la People’s Bank of China (Bpoc) ha diffuso, qualche giorno fa, una stima aggiornata in merito ai propri quantitativi strategici di metallo prezioso.
Il portale del settore minerario “Mining.com” dedica un interessante articolo alle miniere d’oro più redditizie del mondo la cui produttività, come molti sanno, viene misurata in modo standard termini di grammi di metallo prezioso prodotto per ogni tonnellata di minerale grezzo estratto e lavorato.
“Si tratta – sostengono i portavoce della società di indagini minerarie Gold Road Resources – del più grande giacimento d’oro scoperto negli ultimi dieci anni in Australia occidentale”. Posto nelle vicinanze del sito estrattivo di Tropicana, sarà sfruttabile a partire dal 2017 ed avrà una vita operativa stimata di circa tredici anni.
Le rigide normative di controllo sui capitali privati imposte dal governo di Alexis Tsipras – non soltanto l’uso dei bancomat con il contagocce e la chiusura delle banche elleniche nelle settimane del braccio di ferro tra Atene e la ex Troika - hanno avuto effetti anche sulle cassette di sicurezza dei risparmiatori.
Più stabile di così non si può: nella settimana di contrattazioni appena trascorsa, infatti, l’oro ha fatto registrare lunedì 13 un fixing a quota 1.044,30 euro per oncia (33,58 euro al grammo) che, dopo quattro sedute all’insegna di lievissime oscillazioni, è risultato anche il valore di riferimento di fine settimana, al termine della giornata di venerdì 17.