L’oro di Hitler, dei suoi gerarchi e del regime nazista è da sempre al centro di appassionanti indagini storiche che, in più di un caso, hanno condotto a risultati imprevisti e stupefacenti. E l’ennesimo capitolo è stato riscoperto di recente da Mark O’Byrne il quale, prendendo a prestito le ricerche condotte da Peter Heintjie su documenti storici conservati a Washington, ci racconta come negli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale, nella cittadina di Plauen (nella parte orientale della Germania), gli alleati abbiano rinvenuto, nella cassaforte di un ufficio postale di periferia, la bellezza di circa 900 chilogrammi d’oro (soprattutto sotto forma di monete), altri 70 chili d’argento ed un cospicuo ammontare di denaro contante in valute pregiate.
Ennesima settimana poco mossa sul mercato globale dell’oro che, dopo due sedute iniziali in leggero ribasso ha iniziato una risalita – anche questa piuttosto timida, in verità – per chiudere il periodo 15-19 giugno appena al di sopra di quota 1.060 euro per oncia (per l’esattezza, in termini di prezzo al grammo del metallo prezioso, a 34,10 euro).
La settimana di contrattazioni tra lunedì 8 e venerdì 12 giugno si chiude, per l’oro, sotto in segno di una pressochè totale stabilità e con oscillazioni delle quotazioni comprese in un ristretto intervallo di meno di 10 euro per oncia, a conferma di una fase interlocutoria per il metallo prezioso che si protrae ormai da qualche tempo.
Ne è convinto lo stesso Vladimir Putin, onnipotente presidente russo: “Il bullion è una garanzia al 100% contro ogni possibile rischio politico e legale”. Tanto è vero che la Russia, nel solo mese di aprile (i dati di maggio non sono ancora stati diramati), ha incrementato di ulteriori 300.000 once (pari a circa 9,33 tonnellate) le proprie riserve auree.
Pechino ha appena messo sul tavolo un’altra carta nella partita per la gestione del potere globale sul metallo prezioso: si tratta di un fondo, appena istituito e destinato a raccogliere dalle banche centrali di circa sessanta paesi la cospicua cifra di 16 miliardi di dollari per promuovere, secondo le note ufficiali “un più agevole sviluppo ed una maggiore efficienza dell’attività estrattiva dell’oro”.