Il termine inglese “bullion” è oggi conosciuto ed usato in tutto il mondo in quanto sinonimo di lega metallica, sotto forma di monete oppure di lingotti, nella quale il contenuto di metallo prezioso (oro, ma allo stesso modo argento, platino o palladio) non è inferiore ai 900 millesimi. Non tutti sanno, tuttavia, che l’origine del termine, prima che dall’inglese medievale – dove indicava genericamente una massa fusa di oro o d’argento – compare anche nell’antica lingua francese (“billon”, maggiorativo di “biglia”, “sfera”) ed era presente anche nell’italiano volgare con il termine “biglione”.
Settimana breve, causa la festività di venerdì 3 aprile, e senza scossoni particolari per la quotazione dell’oro che, tuttavia, grazie a due sedute positive nei giorni di martedì e mercoledi si riporta, prima del lungo weekend di Pasqua, sopra quota 1.100 euro per oncia.
Settimana poco mossa, ma in ogni caso con un risultato finale positivo, quella vissuta dall’oro tra lunedì 23 e venerdì 27 marzo. Il metallo prezioso continua l’avvicinamento a quota 1.100 euro per oncia in uno scenario di oscillazioni contenute che va avanti dall’inizio del mese di febbraio.
Fino al 2006, il Sudafrica ha dominato la scena mondiale nel settore dell’estrazione e della produzione aurifera, con quantitativi attorno alle 1.000 tonnellate di metallo prezioso immesse ogni anno sul mercato. Nel 2014, invece, il paese si è dovuto invece accontentare del quinto posto tra i produttori d’oro mondiali alle spalle della Repubblica Popolare Cinese (355 tonnellate), dell’Australia (270 tonnellate), degli Stati Uniti (237 tonnellate) e della Russia (200 tonnellate)
E’ stata scoperta di recente nei pressi di Wedderburn, nello stato australiano di Victoria, una pepita d’oro dall’eccezionale peso 27,06 chilogrammi. Protagonista del fortuito ritrovamento (effettuato con un normale metal detector) Mick Brown che, del resto, di mestiere è prospettore minerario, ossia si occupa di sondaggi e indagini preliminari per la ricerca di nuovi giacimenti da sfruttare.