Prosegue anche nella seconda settimana di contrattazioni del mese di febbraio l’andamento in flessione del prezzo dell’oro dopo il picco, di poco inferiore ai 1.150 euro per oncia, toccato il 23 gennaio scorso. La precedente fase di salita, del resto, era stata quasi senza battute d’arresto fin dagli inizi di novembre 2014 e si era fatta più rapida specialmente nelle prime tre settimane di mercato del nuovo anno.
Scrive Dimitri Kalinichenko in una recente analisi pubblicata un “GoldEagle” (leggi qui l’articolo completo): “Le accuse dell'Occidente verso Putin si basano tradizionalmente sul fatto che il presidente russo, in passato, ha lavorato nel KGB e quindi è una persona ‘crudele’ e ‘immorale’. Putin è accusato di tutto. Ma nessuno ha mai accusato Putin di mancanza di intelligenza”.
Nel corso del 2014 – scrive Koos Jansen sul bollettino online “BullionStar” – la Federal Reserve Bank di New York ha dichiarato di aver restituito ai legittimi proprietari 176,81 tonnellate metriche d’oro fisico. Si è trattato di “depositi esteri” non meglio dettagliati che, a seguito delle richieste dei legittimi proprietari (in primo luogo, banche centrali e istituzioni statali), hanno ripreso la via di casa abbandonando quello che, per molto tempo, è stato considerato il vero e proprio “forziere globale”.
Un breve articolo di Tancredi Cerne su “MilanoFinanza” del 9 febbraio dal titolo “Frame, è ora di tornare a investire nell’oro” riporta le dichiarazioni di Michele De Michelis, responsabile investimenti di Frame Asset Management. Nel pezzo si analizza, in sintesi, lo scenario attuale del sistema economico-finanziario globale caratterizzato dal “Quantitative Easing” di 60 miliardi di euro al mese varato a sorpresa dalla Banca Centrale Europea per favorire l’economia dell’Eurozona d dallo sganciamento del franco svizzero nei confronti della divisa comunitaria.
E’ di un certo interesse l’approfondimento a firma di Jeffrey Lewis pubblicato a fine gennaio (ma tuttora di stretta attualità) su “GoldEagle” (leggi qui l’articolo completo): l’autore ha calcolato infatti che, sommando la massa monetaria delle quattro principali aree valutarie mondiali, e riferendoci soltanto al denaro stampato e immesso nel circuito globale negli ultimi 6-7 anni, il totale assomma a circa 40 trilioni di dollari (ossia, 40 milioni di milioni di dollari).