Gli scenari tuttoria incerti su possibili rinegoziazioni del debito tra la Grecia e la Troika, nonché le trattative in corso fra Russia e Occidente per quanto riguarda la crisi in Ucraina fanno sì che l’oro, nelle prime sedute di febbraio, “tiri il freno” sebbene con oscillazioni moderate del prezzo, tanto in euro che in dollari, ed una contenuta tendenza al ribasso.
Dopo un vero e proprio “rally al rialzo” durato oltre un mese e mezzo, la quotazione del metallo prezioso si stabilizza nell’ultima settimana di gennaio, come era prevedibile; essa resta, in ogni caso, su livelli toccati in precedenza soltanto durante la fase di repentina ascesa verso i massimi storici assoluti dell’oro (luglio 2011) e durante quella di discesa dagli stessi (a fine aprile 2012).
Complici una richiesta robusta e la decisione a sorpresa della Svizzera di sganciare il franco dal rapporto di 1,20 nei confronti dell’euro, il metallo prezioso continua la sua corsa al rialzo, fino a livelli che non si toccavano (all’epoca in fase di discesa, oggi in salita) dal maggio del 2013.
Quello che potrebbe sembrare un titolo ad effetto è in realtà il frutto di un’analisi condotta da Jeff Clark che, nell’ambito del portale “GoldEagle”, ha di recente preso in esame in un interessante articolo il rapporto tra l’andamento delle principali valute mondiali e il relativo prezzo dell’oro nel corso del 2014, mettendo inoltre a confronto il rendimento del metallo prezioso con gli indici borsistici dei rispettivi paesi.
Chi controlli le riserve auree dell’Ucraina – stimate in un controvalore di circa 1,5 miliardi di dollari – è sempre di più un mistero. Ad indagare sulla vicenda un’inchiesta di Richard Walker dell’agenzia “America Free Press” che è stata pubblicata il 12 gennaio.