Parte bene l’oro, nella seconda settimana del nuovo anno, raggiungendo e superando quota 1.100 euro per oncia, un livello non più raggiunto dal 10 novembre 2017. Alla positiva seduta di lunedì 9 gennaio, tuttavia, seguono due giornate caratterizzate da una pressochè totale stabilità e altre due che riportano l’oncia attorno a quota 1.092 euro determinando, per la settimana, un lieve segno negativo.
Con la consueta puntualità, giovedì 4 gennaio il World Gold Council ha reso disponibili online i dati aggiornati sulle riserve auree globali che gli iscritti al portale del WGC possono reperire in forma completa e gratuita a questo indirizzo.
Nella tabella relativa ai possedimenti sovrani pochi cambiamenti sostanziali con gli Stati Uniti sempre in vetta grazie alle 8.133,5 tonnellate di metallo prezioso di cui il governo federale può disporre e che coprono il 75,0% del totale delle riserve strategiche del paese. A seguire la Germania, con 3.372,6 tonnellate che coprono il 69,1% delle riserve di Berlino e che quest’anno sono state oggetto di una estesa campagna di rimpatrio dai caveau esteri a quelli della Bundesbank a Francoforte.
E’ a firma di Arkadiusz Sieron una riflessione pubblicata dal portale “GoldEagle” il 4 gennaio (leggi qui l’articolo in versione completa) nella quale l’analista pone l’accento su alcuni aspetti che potrebbero influenzare - come e quanto, è ovviamente tutto da verificare - l’andamento del prezzo del metallo prezioso nell’anno appena iniziato. Il tutto viene condotto dal punto di vista del mercato e dell’economia americani.
Nella millenaria storia dell'estrazione dell'oro, la scoperta di una grande pepita è un fatto che provoca sempre eccitazione in tutta la comunità mineraria e cattura l'immaginazione del pubblico. E spesso si parla di un certo numero di pepite d'oro che aspirano ad essere considerate come “le più grandi del mondo”. Ovviamente, non tutte queste affermazioni possono essere vere. Ci sono infatti classifiche di "grandi pepite d'oro" nelle quali si mescolano confusamente pepite storiche - che non esistono più - accanto ad altre che invece esistono ancora.
TURCHIA, RISERVE AI MASSIMI | Le riserve auree della Banca centrale turca - scrive il 4 gennaio U?ur Gürses nelle pagine del quotidiano “HurriyetDailyNews” (leggi qui) - hanno raggiunto un livello record di 564,8 tonnellate, principalmente a causa della politica della Banca di sostituire una grande quantità di riserve in dollari USA con metallo prezioso e altri asset. Le riserve totali incluse le valute estere e l'oro hanno raggiunto 107,7 miliardi di dollari di controvalore alla fine del 2017, in rialzo di 1,6 miliardi di dollari rispetto all'anno precedente. Il valore dell'oro detenuto dalla Banca centrale turca è aumentato a 23,5 miliardi di dollari dai 14,1 miliardi stimati a inizio 2017. L'aumento delle riserve auree è stato sostenuto dalle 102 tonnellate di metallo prezioso depositate dalle banche nella Banca centrale come riserve obbligatorie, aumentate di un totale di quasi 86 tonnellate. La banca centrale, che per anni ha detenuto 116 tonnellate di riserve, ha iniziato da maggio dell'anno scorso una nuova fase di acquisizioni e ha così raggiunto 202 tonnellate entro la fine del 2017.