a fine dell’anno è, come sempre, sia tempo di bilanci che di previsioni o, almeno, di riflessioni e il mercato del metallo prezioso non fa eccezione in tal senso. Mark O’Byrne (leggi qui l’articolo completo) dedica perciò un’analisi a ciò che le tensioni geopolitiche in atto (si pensi allo scenario nord coreano, e non solo) e l’evoluzione delle politiche sui tassi d’interesse potrebbero significare per il metallo prezioso nel corso del 2018.
WGC, FOCUS SUL MERCATO TEDESCO | Il World Gold Council ha dedicato buona parte dell’ultimo bollettino “Gold Investors” pubblicato il 14 dicembre al mercato tedesco, il più vivace del continente europeo se si esclude - per ovvie ragioni storiche e per la sua natura di “piattaforma di transito” e di “luogo privilegiato di stoccaggio” - quello elvetico.
Dopo un avvio che sembrava acutizzare ulteriormente la tendenza al ribasso dell’ultimo periodo, tra l’11 e il 15 dicembre il metallo prezioso ha frenato in parte la sua discesa per recuperare parte del terreno perduto. Alla fine del periodo si è registrato così un frazionario rialzo, meno di due decimi di punto, che tuttavia potrebbe preludere a una nuova fase di acquisti determinata dal fixing, quasi ai minimi degli ultimi dodici mesi.
In una analisi pubblicata da David Smith il 28 novembre scorso (leggi qui il testo completo) il flusso di approvvigionamento e di richiesta di metallo prezioso globale viene paragonato al sistema cardio-circolatorio umano e visto a rischio di un possibile, se non imminente, “arresto cardiaco”. Vale a dire: “Si sta manifestando una spinta della domanda d’oro su scala oceanica da tutte le parti dell'Estremo Oriente, poiché il desiderio di possedere oro permette di porre una base sempre più solida per gli anni a venire.
In un rapporto pubblicato su “GoldEagle” (leggi qui il testo completo) l’analista Mark O’Byrne riprende in esame il rapporto tra oro e geopolitica per quanto riguarda, in particolare, la Russia. A fine novembre, infatti, il primo vice governatore della Banca di Russia, Sergei Shvetsov, ha ribadito che la banca centrale sta aumentando le proprie riserve auree con il dichiarato intento di "rafforzare la sicurezza nazionale". Pochi giorni dopo il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov ha avvertito Washington: "Se le nostre riserve in oro e in valuta fuori dai confini nazionali dovessero in qualche modo essere vincolate, o anche se esistesse un tale intento, si tratterebbe di terrorismo finanziario".