La settimana a cavallo tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre è stata, per il metallo prezioso, decisamente poco movimentata, con il fixing del grammo di metallo prezioso che ha oscillato in un range di appena 19 centesimi di euro per chiudere il periodo, venerdì 3 novembre, con una contrazione rispetto a venerdì 27 ottobre di appena 6 centesimi.
Dopo una prima fase all’insegna dell’incertezza, nelle due sedute conclusive della settimana appena trascorsa il metallo prezioso ha imboccato una decisa tendenza al rialzo che non solo ha annullato le perdite del periofo lunedì 23 - mercoledì 25 ma, alla fine, ha portato la quotazione settimana su settimana in territorio positivo di oltre mezzo punto percentuale.
Dieci anni fa, dopo aver toccato un massimo storico, l’indice S&P500 della Borsa di New York subì un pesante ridimensionamento legato alla crisi finanziaria che - soprattutto a causa del mercato immobiliare gonfiato, dei mutui subprime e dei derivati - dagli Stati Uniti si sarebbe poi propagata in tutto il mondo.
Una crisi di cui ancora si avvertono in parte gli effetti, nonostante le prolungate e massicce operazioni monetarie condotte da FED e BCE e le evoluzioni strutturali del sistema finanziario.
L’andamento delle riserve di metallo prezioso sotto forma di lingotti e monete in possesso delle banche centrali e delle autorità governative del pianeta è uno dei parametri monitorato con maggior attenzione dagli analisti che si occupano di oro.
Considerando che dopo gli USA, la Germania, l’Italia e la Francia - le cui riserve ufficiali sono quantitativamente stabili da molti anni - l’attenzione si concentra in particolare su Cina e Russia che si collocano, rispettivamente, al quinto e al sesto posto nella classifica dei detentori sovrani di metallo prezioso.
“Non è tutto oro quel che luccica”: un adagio sentito più volte, in riferimento a situazioni del tutto differenti. In questo caso, stando al report diramato dall’agenzia di analisi SRSrocco il 19 ottobre, (leggi qui) la considerazione che la realtà sia ben diversa dall’apparenza è da applicare all’industria estrattiva del metallo prezioso che, a livello planetario, nell’ultimo periodo si sta scontrando con criticità impensabili fino a pochi anni or sono e che rischiano di minare il futuro stesso del settore.