Ha fatto un certo scalpore l’analisi di Tom Brady, Chief Economist di Newmont Ming Corporation - una delle compagnie estrattive più importanti del mondo - nella quale l’esperto del settore minerario, e di quello aurifero in particolare, ha dichiarato senza mezzi termini che l’approvvigionamento di metallo prezioso da giacimenti è destinato a diminuire in modo progressivo e considerevole nei prossimi anni.
“Nell’anno 1900 - ci ricorda Brady - la fornitura globale d'oro da miniere si attestò ad appena 12 milioni di once. Nel 1970, aveva raggiunto 50 milioni di once, in primo luogo incoraggiata dal successo delle esplorazioni minerarie condotte, in particolare, nel Witwatersrand in Sudafrica.
Una massiccia operazione di recupero è appena iniziata per tentare di riportare alla luce quello che si ritiene possa essere un enorme tesoro sotto forma di lingotti di metallo prezioso - del valore attuale di circa 125 miliardi di dollari - affondato dai tedeschi durante la Prima e la Seconda guerra mondiale.
E’ ben noto che, tra gli impieghi primari del metallo prezioso a livello globale, vi sia la produzione di gioielli. E se, anche in questo campo, India e Cina rappresentano bacini più vasti e floridi, Mark Hannah - responsabile marketing della più importante industria orafa degli Stati Uniti d’America - focalizza in un recente articolo la propria attenzione sul mercato a stelle e strisce che definisce “in evoluzione” sia sotto il profilo produttivo che commerciale.
Il metallo prezioso ha chiuso il mese di settembre senza particolari scossoni dopo una settimana di contrattazioni nella quale - tra alti e bassi - il fixing è riuscito a rosicchiare un guadagno appena superiore al mezzo punto percentuale rispetto alla settimana precedente. Contenuta, per conseguenza, anche l’oscillazione relativa al mese appena concluso che va in archivio con una contrazione del prezzo dell’oro inferiore al punto percentuale.
Nonostante l’escalation di dichiarazioni minacciose tra Stati Uniti e Corea del Nord, cui si sono aggiunti anche i nuovi timori sul nucleare iracheno, anche nella settimana appena trascorsa il metallo prezioso ha confermato quella tendenza al ribasso innescatasi dopo il massimo dell’ultimo mese toccato il 5 settembre a quota 36,09 euro per grammo.