Una massiccia operazione di recupero è appena iniziata per tentare di riportare alla luce quello che si ritiene possa essere un enorme tesoro sotto forma di lingotti di metallo prezioso - del valore attuale di circa 125 miliardi di dollari - affondato dai tedeschi durante la Prima e la Seconda guerra mondiale.
E’ ben noto che, tra gli impieghi primari del metallo prezioso a livello globale, vi sia la produzione di gioielli. E se, anche in questo campo, India e Cina rappresentano bacini più vasti e floridi, Mark Hannah - responsabile marketing della più importante industria orafa degli Stati Uniti d’America - focalizza in un recente articolo la propria attenzione sul mercato a stelle e strisce che definisce “in evoluzione” sia sotto il profilo produttivo che commerciale.
Il metallo prezioso ha chiuso il mese di settembre senza particolari scossoni dopo una settimana di contrattazioni nella quale - tra alti e bassi - il fixing è riuscito a rosicchiare un guadagno appena superiore al mezzo punto percentuale rispetto alla settimana precedente. Contenuta, per conseguenza, anche l’oscillazione relativa al mese appena concluso che va in archivio con una contrazione del prezzo dell’oro inferiore al punto percentuale.
Nonostante l’escalation di dichiarazioni minacciose tra Stati Uniti e Corea del Nord, cui si sono aggiunti anche i nuovi timori sul nucleare iracheno, anche nella settimana appena trascorsa il metallo prezioso ha confermato quella tendenza al ribasso innescatasi dopo il massimo dell’ultimo mese toccato il 5 settembre a quota 36,09 euro per grammo.
Settimana incerta, quella tra lunedì 11 e venerdì 15 settembre, sul mercato internazionale del metallo prezioso, in parte a causa degli scenari geopolitici nello scacchiere del Sud Est asiatico e in parte a caus dell’euro, stabilmente attorno a quota 1,19-1,20 dollari. Il prezzo dell’oro ripiega, nella divisa comunitaria, di oltre un punto percentuale tornando di fatto sui livelli di fine agosto.