Il metallo prezioso ha chiuso il mese di settembre senza particolari scossoni dopo una settimana di contrattazioni nella quale - tra alti e bassi - il fixing è riuscito a rosicchiare un guadagno appena superiore al mezzo punto percentuale rispetto alla settimana precedente. Contenuta, per conseguenza, anche l’oscillazione relativa al mese appena concluso che va in archivio con una contrazione del prezzo dell’oro inferiore al punto percentuale.
Nonostante l’escalation di dichiarazioni minacciose tra Stati Uniti e Corea del Nord, cui si sono aggiunti anche i nuovi timori sul nucleare iracheno, anche nella settimana appena trascorsa il metallo prezioso ha confermato quella tendenza al ribasso innescatasi dopo il massimo dell’ultimo mese toccato il 5 settembre a quota 36,09 euro per grammo.
Settimana incerta, quella tra lunedì 11 e venerdì 15 settembre, sul mercato internazionale del metallo prezioso, in parte a causa degli scenari geopolitici nello scacchiere del Sud Est asiatico e in parte a caus dell’euro, stabilmente attorno a quota 1,19-1,20 dollari. Il prezzo dell’oro ripiega, nella divisa comunitaria, di oltre un punto percentuale tornando di fatto sui livelli di fine agosto.
Lo scorso 9 settembre abbiamo pubblicato un articolo dal titolo “L’oro di Marcos basterebbe per arricchire le Filippine” (leggi qui) dedicato alle immense ricchezze di cui la famiglia dell’ex presidente, scomparso nel 1989, avrebbe ancora il controllo. Liquidità, gioielli e proprietà immobiliari, quote azionarie ma, soprattutto, un finora ben meglio specificato quantitativo di metallo prezioso allocato in 177 banche di 72 paesi diversi.
Michael Cosares, dalle pagine del blog specializzato “GoldEagle” (leggi qui l’articolo completo) ci svela una pagina di storia del XX secolo che non tutti conoscono. In un approfondimento pubblicato lo scorso 6 settembre, infatti, ci ricorda che subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti possedevano la stragrande maggioranza della riserva aurea del pianeta, circa 22.000 tonnellate metriche in lingotti. Un quantitativo enorme che, nel 1945, corrispondeva a oltre l'80% dell'oro totale di proprietà di tutti gli Stati e le Banche centrali del mondo e che costituiva un formidabile strumento di potere economico e di influenza a livello globale. Attualmente, invece, gli USA detengono poco più di 8.000 tonnellate metriche di metallo prezioso, che rappresentano circa il 42% della riserva complessiva globale (ufficiale).