La moneta in oro che in Italia viene chiamata comunemente “marengo”, come molti sanno è in realtà di origine francese e venne creata all’alba del XIX secolo - per l’esattezza con un editto del 28 marzo 1803 firmato da Napoleone, all’epoca “premier consul” - come pezzatura da 20 franchi in oro al titolo di 900 millesimi di fino e con peso di 6,415 grammi (5,80644 grammi di metallo prezioso, mm 21 di diametro). Adottata da numerosi paesi e posta come base aurea dell’Unione Monetaria Latina stipulata nel 1865, la moneta da 20 franchi di Francia si inserisce a pieno titolo anche tra le più gradite pezzature da investimento del mercato europeo e internazionale. Prodotta con continuità fino al 1914, la moneta da 20 franchi oro di Francia è infatti reperibile da parte degli investitori - alla pura quotazione del metallo prezioso - in varie tipologie.
Si chiude in profondo rosso la settimana di scambi sul mercato del metallo prezioso che conclude anche il mese di giugno ed il primo semestre dell’anno. Il fixing di venerdì 30, infatti, dopo cinque sedute tutte in territorio negativo si attesta a quota 34,94 euro al grammo contro i 36,08 del venerdì precedente.
Stagnazione? Forse è il termine più adeguato per descrivere l’andamento del mercato del metallo prezioso non soltanto nella settimana appena trascorsa ma anche sull’orizzonte, più lungo, degli ultimi trenta giorni. Dopo le ultime cinque sedute, infatti, la quotazione dell’oro si è di fatto riportata - in euro - sui livelli di venerdì 16 giugno, e anche su quelli del 23 maggio scorso, con variazioni del prezzo al grammo di pochissimi centesimi di euro.
I quantitativi di metallo prezioso stoccati a livello globale dalle istituzioni pubbliche sono al massimo da diciotto anni a questa parte: lo riporta l’11 giugno autorevole quotidiano economico “Financial Times” (leggi qui l’articolo completo) in un approfondimento nel quale si sottolinea, innanzi tutto, come a determinare questo picco storico siano state le ragioni di incertezza geopolitica, in primo luogo l’elezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti, quindi la Brexit e il persistente rischio terrorismo.
Già in passato abbiamo dato notizia di come vari paesi, tra cui la Repubblica Federale Tedesca, abbiano preso la decisione di riportare entro i confini nazionali le proprie riserve auree in precedenza stoccate, in parte o del tutto, nei “santuari” di Londra o negli Stati Uniti. Un interessante articolo pubblicato da “Handelsblatt Global” l’11 giugno scvorso (leggi qui il testo completo) fa il punto sulla situazione tedesca fornendo, sull’argomento, una serie di dettagli interessanti.