Nell’attuale scenario globale di “corsa all’oro” di cui sono protagoniste tanto le banche centrali che gli investitori privati fa notizia quanto riportato dall’emittente CBS a proposito del fatto che, in febbraio, il Canada ha di fatto azzerato le proprie riserve auree statali.
Quando si parla di bullion a targa inglese, si sa, la prima moneta a venire in mente è la sterlina, quella storica ed apprezzatissima “sovereign”, ossia la sovrana che sopravvive inalterata dalla prima metà del XIX secolo e raffigura il ritratto del sovrano regnante in abbinamento al san Giorgio che uccide il drago (opera tutta italiana, in quanto frutto del bulino di Benedetto Pistrucci).
Dopo una corsa al rialzo pressochè continua e durata oltre due mesi, il metallo prezioso ha attraversato nella settimana tra lunedì 7 e venerdì 11 marzo una fase di ridimensionamento che ha ridotto la quotazione al grammo di 73 centesimi di euro.
Con tre sedute su cinque in territorio negativo, l’oro si è assestato a fine periodo a 1.135,14 euro l’oncia, mantenendo in ogni caso una performance ampiamente positiva dall’inizio del 2016 (+13,69%).
Gli appena 36 centesimi di euro limati dalla quotazione sul grammo di metallo prezioso nel periodo da lunedì 14 a venerdì 18 marzo rispecchiano una settimana all’insegna di una sostanziale stabilità.
Dopo una fase di euforia, la vivacità legata alla richiesta d’oro sui mercati internazionali ha lasciato spazio, nelle ultime due settimane, ad un andamento meno dinamico e più attendista: del resto, il metallo prezioso ha messo a segno, solo da inizio 2016, un risultato notevole: +11,04%.
Venerdì 4 marzo, al termine dell’ennesima settimana di contrattazioni in territorio positivo (una fase iniziata attorno alla metà di dicembre dello scorso anno) il fixing dell’oro a fine seduta è salito fino a quota 1.157,35 euro per oncia, un livello mai più toccato dalla metà di aprile del 2013.