Nonostante le normative, sempre più vincolanti, che il governo indiano ha varato nel tentativo di limitare le importazioni di metalli preziosi dall’estero, nel 2015 hanno varcato i confini del paese - per finire tesaurizzate da milioni di famiglie, sotto forma di gioielli e lingotti - la bellezza di 947 tonnellate d’oro.
Qualche mese fa, il mercato mondiale dell’oro e gli analisti del settore erano stati messi in allarme da una presunta “chiusura”, da parte dello Shanghai Gold Exchange, in merito alla pubblicazione dei dati relativi ai volumi di metallo prezioso scambiati sulla piazza cinese, la più importante del continente asiatico e, quindi, una delle principali al mondo.
Nell’attuale scenario globale di “corsa all’oro” di cui sono protagoniste tanto le banche centrali che gli investitori privati fa notizia quanto riportato dall’emittente CBS a proposito del fatto che, in febbraio, il Canada ha di fatto azzerato le proprie riserve auree statali.
Quando si parla di bullion a targa inglese, si sa, la prima moneta a venire in mente è la sterlina, quella storica ed apprezzatissima “sovereign”, ossia la sovrana che sopravvive inalterata dalla prima metà del XIX secolo e raffigura il ritratto del sovrano regnante in abbinamento al san Giorgio che uccide il drago (opera tutta italiana, in quanto frutto del bulino di Benedetto Pistrucci).
Dopo una corsa al rialzo pressochè continua e durata oltre due mesi, il metallo prezioso ha attraversato nella settimana tra lunedì 7 e venerdì 11 marzo una fase di ridimensionamento che ha ridotto la quotazione al grammo di 73 centesimi di euro.
Con tre sedute su cinque in territorio negativo, l’oro si è assestato a fine periodo a 1.135,14 euro l’oncia, mantenendo in ogni caso una performance ampiamente positiva dall’inizio del 2016 (+13,69%).