Nella particolare giornata del 24 febbraio, nel periodo di massima allerta per i contagi da coronavirus, l’oro ha sfiorato i 1.700 dollari l’oncia, il prezzo più alto degli ultimi sette anni, toccato solo nei primi mesi del 2013. I timori per l’aumento di nuovi casi al di fuori della Cina hanno turbato i mercati e alimentato gli acquisti di beni rifugio. Il metallo giallo in particolare, con la fuga degli investitori dal rischio, si è affermato nell'immediato come asset protagonista.

Corsa all'oro sulla scia dei timori per il coronavirus

La penetrazione del virus in una delle porte d'accesso all'Unione europea e i timori di una pandemia (peraltro ampiamente smentita dall'Organizzazione mondiale della sanità) hanno influenzato il crollo delle borse e anche del petrolio, che ha perso il 3%. E un'altra influenza negativa sui mercati è arrivata dall'inversione della curva dei rendimenti dei Treasury americani. La corsa dell'oro dura già da novembre 2019 e secondo molte banche d'affari questo trend è destinato a proseguire. In particolare, come riportato dall'agenzia Bloomberg, secondo Goldman Sachs la tendenza dei prossimi mesi sarà influenzata dall'intensità del coronavirus e dai suoi effetti sulla politica monetaria. Se l'impatto sarà limitato al primo semestre, l'oro potrebbe arrivare fino a 1.750 dollari l'oncia. Se la situazione si estenderà al secondo trimestre, il metallo prezioso potrebbe addirittura toccare i 1.850 dollari.

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